La pensione di vecchiaia dev’essere erogata in base agli anni lavorati. Durante gli anni lavorativi, in base ai contributi versati e agli anni lavorati si accumulano gli anni contributivi per la pensione. Normalmente gli anni contributivi non devono essere inferiori a 20.
Pensione 2023
L’età pensionabile per gli anni 2023 e 2024 è stata fissata a 67 anni per tutte le categorie di lavoratori uomini, donne, dipendenti e autonomi. A partire dal 2019 è stata introdotto come criterio per calcolare la pensione, la speranza di vita. La speranza di vita è un indicatore e consiste nel possibilità di soddisfare il fabbisogno.
L’età pensionabile viene aggiornata sempre nel tempo con frequenza biennale. Nel caso in cui la speranza di vita aumenta nel tempo, proporzionalmente aumenta anche l’età pensionabile.
Dal 2019 l’aggiornamento della speranza di vita viene aggiornata ogni 2 anni.
Dal 2019 ad oggi, il Ministero dell’economia e finanze , sulla base delle rilevazioni ISTAT, la speranza di vita è rimasta invariata anche per gli anni 2023-2024, quindi l’età pensionabile è rimasta ferma a 67 anni.
I contributi valgono a qualsiasi titolo figurativo, riscatto, ecc.
Riassumendo per poter andare in pensione bisogna compiere 2 requisiti:
- almeno 67 anni
- almeno 20 anni lavorativi
Tuttavia ci sono alcune eccezioni :
per i contribuenti che non hanno raggiunto 20 anni di lavoro è possibile ottenere la pensione a 71 anni solamente dopo aver versato 5 anni di contributi, nei quali non vengono compresi quelli figurativi.
I contributi figurativi sono la categoria che comprendono:
- aspettativa sindacale
- maternità
- congedo parentale
- servizio militare o civile
- cariche pubbliche
- elettive
- svolgimento di attività socialmente utili
Per i contributi puri, vale a dire quelli che decorrono dal 1 gennaio 1996, ai requisiti anagrafici e contributivi va aggiunto anche un terzo, vale a dire aver maturato una pensione superiore di 1,5 rispetto all’assegno sociale. (503,27×1,5)=754,09. Se tale requisito non è rispettato non è possibile ottenere la pensione. In questo caso la pensione si può ottenere solo a 71 anni di età – pensione di vecchiaia contributiva.
Per le persone che hanno al 31 dicembre del 1992, maturato 15 anni contributivi, possono bastare se viene rispettato il requisito anagrafico.
Per i lavoratori che svolgono le attività usuranti individuate dalla legge , per l’anno in corso viene congelato l’indicatore di speranza di vita. Quindi tali lavoratori potranno andare in pensione all’età di 66 anni e 7 mesi, con almeno 30 anni contributivi e di aver maturato una pensione non inferiore a 1,5 volte all’assegno sociale.
Per chi accede alla pensione di vecchiaia tramite totalizzazione, vale a dire i contributi della propria vita lavorativa che sono versati a più gestioni (Casse di Previdenza), l’età pensionabile scende a 66 anni. Bisogna però aspettare 18 mesi dalla richiesta di pensione per poter ricevere il primo assegno.
A 67 anni si è obbligati ad andare in pensione ?
No. L’età di 67 raggiunta non implica obbligatoriamente pensionarsi. Almeno fino alla soglia del pensionamento forzato, si può ancora andare a lavorare. Per i lavoratori del settore privato, tale soglia è prevista a 71 anni di età. Raggiunti i 71 anni di età, il datore di lavoro può imporre il licenziamento per sopraggiunti limiti di età.
Per i lavoratori del settore pubblico , scatta in automatico con la cessazione di servizio. Oltre quella data, il rapporto non potrà continuare. L’unica eccezione essendo rappresentata dal caso in cui il lavoratore non abbia raggiunto i 20 anni di contributi versati. Per le pubbliche amministrazione scatta il pensionamento d’ufficio , inteso come obbligo o facoltà di mandare in pensione , le persone che hanno raggiunto i requisiti richiesti. Attualmente l’obbligo scatta a 65 anni di età , quando il soggetto ha maturato un qualsiasi diritto alla pensione. Altrimenti si continua fino al soddisfacimento dei requisiti necessari.
